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L'acquisto. Dove i nostri eroi, superati i problemi dell'acquisto, riescono a vedere le macchine ... |
Comunque passano questi otto mesi, fra preventivi, ricerca del leasing, sistemazione dei locali adatti ad installare workstation e film recorder, ma alla fine le macchine arrivarono. Avevamo preparato una bella stanza grande, praticamente un salone, con un pavimento galleggiante sotto al quale potevano passare comodamente tutti i cavi, ed erano tanti, che occorrevano per i collegamenti elettrici ed i collegamenti fra le varie unità, la workstation, la stampante, il film recorder. Le macchine in un paio di giorni vengono installate ed i tecnici ci dicono che il film recorder non si deve spegnere mai. Se si spegne perde i settaggi, e sono problemi non da poco risistemare luminosità (si usava un esposimetro dotato di un cavetto di prolunga con la parte terminale sensibile che si appoggiava allo schermo del tubo catodico racchiuso nella parte centrale del film recorder) e frequenza e chissà che altro del tubo catodico. |
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Poi ci spiegano come montare la pellicola. Intanto avevamo appeso al muro di lato al film recorder una fotocopia incorniciata dello schema di montaggio, per poterla consultare, ed avremmo potuto farlo se solo ci fosse stata più luce: ma l'ambiente doveva essere religiosamente nella penombra più fitta. |
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Come non bastasse si lavorava con le braccia ficcate in una sacca nera nera: la si apriva da un lato con la cerniera, ci si sistemava all'interno il contenitore cilindrico prelevato dal film recorder e la scatola contenente la pellicola. Poi si richiudeva la sacca e si infilavano le braccia nelle due aperture che erano fornite di elastici che stringevano il tessuto alle braccia, per evitare che filtrasse luce, e si lavorava al buio, con le braccia al buio: potevi anche stare ad occhi chiusi che tanto non cambiava. |
Ogni orecchio comunicava con una scato al centrale attraverso un condotto laterale a sezione rettangolare, chiuso verso l'esterno, che si adattava perfettamente, infilandosi, ad un condotto analogo, leggermente più grande, situato lateralmente sulla scatola centrale. L'esposizione era guidata o dalla workstation, ma allora dovevi smettere di lavorare, o da un minicomputer collegato al film recorder e dotato di una specie di macchina da scrivere: una tastierina con un supporto per un rullo di carta sulla quale venivano stampati sia i comandi immessi per l'esposizione che la traccia del lavoro svolto dal film recorder. Così che la mattina (in genere si impressionavano le diapositive di notte) potevi vedere che tutto il lavoro era andato a buon fine o che tutto s'era fermato non appena tu eri uscito, perchè magari avevi fatto male i conti di quanta pellicola restava, e così eri nei guai e non potevi consegnare il lavoro in tempo utile. |
E pretendendo che il laboratorio di sviluppo ci restituisse la scatola, senza la quale saremmo stati punto e a capo. Quando abbiamo finito il primo rotolo ed attaccato il secondo, avevamo a disposizione ben due scatole di metallo, e col tempo siamo riusciti a collezionarne un bel po', tanto che s'era anche pensato di metter su un commercio di scatole di metallo vuote, ma poi non se ne fece nulla, chissà come mai.
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